LIBRI
Tommaso Braccini, Miti vaganti : leggende metropolitane tra gli antichi e noi, Bologna : il Mulino, 2021
Anche se sono state chiamate “leggende metropolitane” e “leggende contemporanee” questo genere di storie non è esclusiva delle grandi città e neppure dei nostri tempi. Racconti simili si trovano anche nell'antichità e si possono trovare somiglianze tra storie vecchie e nuove.
Una delle più note leggende metropolitane è quella dei coccodrilli nelle fogne (pp.42-44). Braccini fa un parallelo con la storia raccontata da Claudio Eliano della piovra di Pozzuoli che, passando per le fognature entrava in un magazzino per rubare il pesce in salamoia che lì veniva conservato (pp.45-46).
Un'altra famosa leggenda contemporanea ha per protagonista l'autostoppista fantasma. La storia ha diverse varianti. In una versione diffusa, un automobilista dà un passaggio a una ragazza e, vedendola infreddolita e vestita in modo leggero, le lascia un giubbotto o altro indumento dicendole che tornerà a prenderlo, così da avere un'occasione per rivedere la ragazza. Quando, però, arriva alla casa della ragazza e chiede di lei, gli viene detto che non è possibile che abbia dato un passaggio alla ragazza in quel giorno perché era morta prima. Nella stanza che era stata della ragazza morta, però, trovano il capo di vestiario che era stato prestato all'autostoppista fantasma.
Braccini nota le analogie con un racconto incluso nel Libro delle meraviglie di Flegonte di Tralle “con ogni probabilità […] ricavato da una raccolta precedente” e “strutturato come un rapporto che un magistrato locale […] aveva inviato al suo superiore”, nel quale una ragazza morta dopo le nozze torna a trovare il marito. Quando viene scoperta da altri, cade a terra inanime. Notando che, in effetti, sembra proprio la moglie che era morta, una commissione va ad aprire la tomba: non c'è il corpo della ragazza, ma ci sono alcuni doni che il marito le aveva fatto quando era andata da lui dopo la morte (pp.93-95). L'autore del libro segnala anche, a questo proposito, una storia contenuta nel Soushen ji di Gan Bao, “una raccolta cinesi di fatti soprannaturali risalente alla prima metà del IV secolo d.C.” (pp.97-100).
Anche per le leggende complottiste si possono trovare analogie nell'antichità. Braccini accosta le dicerie su fantomatici progetti di motori ad acqua che sarebbero stati fatti scomparire insieme ai loro ideatori da chi, come le compagnie petrolifere, vedeva i suoi interessi economici minacciati dall'invenzione (pp.19-20), alle storie di età romana sul vetro infrangibile. Nel Satyricon di Petronio si racconta di un artigiano che era riuscito a produrre un vetro infrangibile. Con questo straordinario materiale aveva fatto una coppa e l'aveva portata all'imperatore. Quest'ultimo, appurato che l'uomo aveva davvero realizzato quanto affermava, gli aveva chiesto se ne aveva parlato con altri e, ricevuta risposta negativa, lo aveva fatto uccidere temendo che il vetro infrangibile avrebbe fatto crollare il valore dei metalli preziosi usati per il vasellame (p.22). Secondo Braccini, “questa storia non era farina del sacco di Petronio, ma era stata ispirata da una leggenda contemporanea che circolava all'epoca” (p.22). Qualche decennio dopo Plinio riportava una storia molto simile, riferita all'imperatore Tiberio, dicendo che era una voce che aveva avuto grande diffusione, ma non era mai stata ben verificata (p.22). Anche Dione Cassio riportò la storia di Tiberio che avrebbe fatto uccidere l'inventore del vetro flessibile (pp.22-23).
Gli attentati dell'11 settembre per i complottisti sarebbero un'operazione condotta dagli stessi Stati Uniti facendo credere a un attacco dei terroristi islamici (pp.35-36). Braccini trova un paragone con quanto viene detto dal cronista bizantino Giovanni Malala sul sacco di Roma del 410 da parte dei Goti di Alarico. Malala, vissuto un secolo dopo l'evento, scriveva che l'imperatore Onorio, in seguito a un tumulto popolare contro di lui, “avrebbe ben pensato di vendicarsi mandando a chiamare Alarico con le sue truppe, affinché saccheggiasse Roma” (pp.37-40).
Come Braccini precisa, la presenza di analogie, anche marcate, tra le storie antiche e recenti riportate nel libro non significa che le prime si siano trasmesse nei secoli trasformandosi infine nelle seconde. “Storie dalla struttura simile” possono certamente nascere “in maniera indipendente a partire da situazioni, meccanismi mentali e inquietudini simili” (p.40).
Roberta Villa, Vaccini : mai così temuti, mai così attesi, Milano : Chiarelettere, 2021
Lo sviluppo di vaccini contro il virus Sars-CoV-2 è stato un grande successo della scienza ed è stato fondamentale per contenere i danni portati dalla pandemia di covid-19. L'arrivo dei vaccini è stato salutato con grande favore da una larga maggioranza della popolazione, ma è stato anche accompagnato da timori. Chiedere spiegazioni e cercare rassicurazioni è ovviamente del tutto legittimo. E' invece irresponsabile diffondere asserzioni prive di fondamento creando allarmi immotivati.
Un'obiezione ricorrente riguarda la velocità con cui sono stati resi disponibili i vaccini. E' possibile in tempi stretti ideare vaccini basati su tecnologie avanzate e sperimentarli adeguatamente? Come nota l'autrice, anche se per i non addetti ai lavori l'uso di mRna (nel caso di Moderna e Pfizer) e di vettori virali (nel caso di di AstraZeneca e Janssen) per produrre vaccini può suonare nuovissimo, si tratta di approcci certamente all'avanguardia, ma comunque già sperimentati. A vettore virale era, per esempio, un vaccino sviluppato contro ebola e la tecnologia con mRna era da anni studiata per la lotta ai tumori (pp.11-13). Un altro fattore che ha permesso di accorciare i tempi è stata l'adozione della rolling review, “cioè l'analisi dei dati prodotti dalle sperimentazioni cliniche man mano che emergevano, senza aspettare l'arrivo del dossier completo alla fine di tutte le fasi della sperimentazione”, permettendo così “di tagliare i tempi morti, ma senza bruciare le tappe che garantiscono la sicurezza e l'efficacia dei vaccini” (p.30).
Infondata è l'idea che i vaccini a mRna possano modificare il Dna di chi li riceve: in realtà l'mRna “si disintegra in pochissimo tempo” e comunque neppure raggiunge l'interno del nucleo (pp.93-94).
Parimenti senza fondamento è l'asserzione che i vaccini usati nella campagna vaccinale italiana possano far sorgere la malattia o rendere contagioso chi è stato vaccinato: si tratta infatti di prodotti che non contengono l'agente patogeno (p.93).
Gira anche la bufala secondo la quale la vaccinazione contro covid-19 possa rendere sterile chi la riceve. Tra coloro che la sostengono c'è l'ex parlamentare tedesco Wolfgang Wodarg, che pure è medico e dovrebbe rendersi conto dell'infondatezza di tale voce e del danno che procura diffondere notizie di questo tipo. Wodarg, insieme a un ex dipendente di Pfizer, ha scritto all'Ema, l'ente regolatore europeo dei farmaci, sostenendo che c'è una somiglianza tra la proteina spike su cui si basa l'azione dei vaccini e la sincitina-1, una proteina che ha un ruolo nella formazione della placenta. Villa replica citandole parole dell'infettivologa Jill Foster che spiega che la somiglianza tra le due proteine in questione “equivale a quella di due numeri di telefono di 10 cifre, ciascuno dei quali contiene una volta il numero 7” (pp.87-89).
Qualche detrattore della campagna vaccinale ha affermato che la medicina insegna che non si dovrebbe vaccinare mentre è in corso una pandemia. Si tratta di un'asserzione infondata. Naturalmente è meglio vaccinare preventivamente, proprio per evitare che scoppi l'epidemia. In questo caso, però, non è stato possibile per il semplice motivo che non esistevano ancora i vaccini. Dunque, come nota l'autrice, non si poteva fare altro che cominciare non appena fossero disponibili. Villa esprime il dubbio che le vaccinazioni fatte nel corso di un'epidemia possano esercitare una pressione selettiva favorendo varianti più contagiose e più capaci di aggirare la protezione vaccinale (p.115), ma, d'altra parte, l'autrice stessa sottolinea che più il virus circola e più si alza il rischio che si presentino varianti preoccupanti e che quindi, contrariamente a quanto erroneamente dicono i contestatori dei vaccini, le vaccinazioni vanno fatte ed è importante portarle in tutti i paesi del mondo (pp.100, 148).
La diffusione di affermazioni infondate, che possono anche portare a scelte nocive per la salute individuale e collettiva, rende ancora più evidente la necessità di una comunicazione corretta ed efficace. Trattandosi di una malattia recente, è naturale che a tante domande sulla pandemia di covid-19 non si potranno dare risposte sicure ed esaurienti, ma, dice giustamente l'autrice, bisogna saper comunicare correttamente anche questo: “L'incertezza deve essere comunicata alle persone distinguendo sempre quello che si sa da quello che non si sa ancora e spiegando quello che si sta facendo per rispondere alle domande aperte” (p.134).
Un errore diffuso, anche nei media, è quello di usare il termine “siero” per indicare un vaccino (pp.53-37). Non è un errore dannoso come quelli sopra menzionati, ma va comunque ricordato che tale uso non è corretto. Il siero è tutt'altra cosa. Come spiega Villa, “il plasma, la parte liquida del sangue, priva di cellule, diventa siero quando viene privato anche dei fattori della coagulazione” (p.53).
Elena Cattaneo, Armati di scienza, con la collaborazione di Mariangela Modafferi, Marianna Mascioletti e José De Falco, Milano : Cortina, 2021
Il libro “attinge, riprende, integra e aggiorna” articoli dell'autrice sulla scienza e sul suo valore sociale pubblicati “tra il 2015 e il 2021 su quotidiani e riviste nazionali” (p.153).
Il metodo scientifico, scrive Cattaneo nell'introduzione, è “un portentoso strumento per conoscere la realtà delle cose” con il quale si può evitare di farsi ingannare “da mode, narrazioni fantasiose e suggestioni pericolose […] per ciascuno di noi e per la società tutta” (p.11). Per questo l'autrice contesta la scelta, frequente nei programmi televisivi, di dar voce su argomenti scientifici a idee opposte senza preoccuparsi di quanto siano attendibili. Quella che “vuole sempre garantire equivalente peso a due posizioni contrapposte, in tema di scienza e salute quasi mai è un'informazione corretta”, constata Cattaneo, perché non si può dare uguale peso a “un fatto verificato e consolidato” e a un'idea “priva di prove, già smentita” (pp.63-64).
Cattaneo invita i mezzi di comunicazione a fare una corretta scelta dei termini. Definire l'omeopatia “medicina alternativa” non è “un buon servizio al cittadino” perché, spiega giustamente l'autrice, “non esiste nulla di alternativo alla medicina se non la “non medicina”, cioè qualcosa che non è scienza, che non è cura, che non è principio attivo identificabile e che è rischioso trattare come se lo fosse” (p.64).
L'autrice riferisce che in Italia, “secondo una stima del Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze (GIMBE) del 2017, spendiamo circa 50 milioni di euro all'anno per le detrazioni Irpef di omeopatici e altri prodotti la cui efficacia non è scientificamente provata” (p.106). Il problema non è peraltro solo italiano. Cattaneo ricorda che, comunque, in alcuni paesi negli ultimi anni ci sono stati esempi positivi: nel 2015 in Australia il National health and medical research council (Nhmrc) ha compiuto un'ampia analisi di studi e revisioni sistematiche sull'omeopatia giungendo alla conclusione che non ci sono prove valide di efficacia per alcuna condizione di salute, nel 2017 il servizio sanitario del Regno Unito ha revocato i fondi per l'omeopatia, nel 2018, su richiesta del ministro della salute francese Agnès Buzyn, la Haute authorité de santé (ente analogo all'Istituto superiore di sanità italiano) ha dato la sua valutazione sull'omeopatia, facendo notare che non ha alcuna utilità e giudicando che per questo non si dovrebbe fare alcun rimborso per i prodotti omeopatici (pp.105-106).
L'omeopatia non ha valore scientifico. La ricerca sulle cellule staminali sono, invece, un “importante ambito della medicina” (p.68). Purtroppo, accanto al lavoro fatto da seri ricercatori, tra i quali la stessa Cattaneo, sono spuntati trattamenti che nominano le staminali, ma che non hanno nulla a che fare con gli studi scientifici su di esse (pp.68-69). In Italia ha avuto una grande notorietà il caso di Stamina (pp.72-75). L'autrice, che è senatrice a vita, rimprovera i suoi numerosi colleghi parlamentari che avevano espresso il loro voto a favore di questa presunta terapia pur se non c'era alcuna prova di efficacia: “E' facile (e magari conveniente) mostrarsi “compassionevoli”. Ma una politica che sappia essere interprete degli interessi della collettività non deve abbandonarsi alla demagogia” (p.75).
L'agricoltura etichettata come “biologica” viene spesso presentata come un modo di coltivare più salutare per i consumatori e per l'ambiente. L'autrice invita, però, a esaminare con attenzione queste pretese. L'agricoltura biologica ha rese minori (pp.100-101) e dunque, argomenta Cattaneo, se fosse estesa su larga scala, per avere la stessa produzione sarebbe necessario un maggior consumo di suolo che finirebbe per essere sottratto alle foreste (p.97).
I sostenitori dell'agricoltura biologica puntano il dito contro i “pesticidi di sintesi”. Tuttavia, scrive l'autrice, “la contrapposizione tra pesticidi (o, per meglio dire, agrofarmaci) “di sintesi” e “non di sintesi” è vincente in termini di marketing, ma, in termini di sostenibilità, non è affatto funzionale a evitare un maggior inquinamento” (p.99). Il glifosato è al centro di tante polemiche (pp.91-95), ma, osserva Cattaneo menzionandoli, “alcuni prodotti “bio” presentano pericoli nettamente maggiori per la salute umana e/o l'ambiente” (p.92). Pur non mostrando migliori qualità alimentari (p.102), i prodotti “bio” hanno un costo maggiore (p.103).
Cattaneo ricorda la grande importanza delle vaccinazioni (pp.81-84). “I vaccini”, scrive l'autrice, “toccano la nostra responsabilità collettiva: non si può invocare la libertà di mettere a rischio la vita altrui” (p.82). Questa affermazione vale certamente anche per la pandemia di covid-19 alla quale è dedicato l'ultimo capitolo del libro (pp.131-152). La pandemia è stata accompagnata da bufale come quella di Vandana Shiva, attivista contro gli OGM, che ha affermato che “un misterioso scienziato cinese” le avrebbe rivelato che le modifiche genetiche avrebbero favorito la diffusione del virus e quella di Stephanie Seneff che ha chiamato in causa il glifosato sostenendo che “il virus si sarebbe diffuso nell'ambiente anche tramite esalazioni di biocarburanti ottenuti da colture oleaginose trattate con il famigerato erbicida” (p.137). In entrambi i casi si tratta di asserzioni non plausibili e per le quali Shiva e Seneff non hanno dato prove.
LIBRI
Paolo Toselli, Complottismi, Milano : Editrice Bibliografica, 2021
In questo libretto, di piccolo formato, ma denso di informazioni, l'autore ripercorre la storia del complottismo dai libri di John Robison e Augustin Barruel ai giorni nostri.
Robison, ex massone scozzese, e Barruel, gesuita francese, attribuivano la Rivoluzione francese, verso la quale nutrivano una profonda avversione, a un complotto ordito dai massoni e dagli Illuminati di Baviera (pp.12-14). Gli Illuminati erano una società segreta che era già stata scoperta e soppressa prima dello scoppio della rivoluzione e che, al di là dei proclami altisonanti, non avrebbe avuto alcuna possibilità di avere un peso in un evento storico di tale rilevanza. Voci su presunte trame degli Illuminati, ovviamente del tutto infondate, si diffusero anche negli Stati Uniti. Thomas Jefferson, futuro presidente del paese, fu indicato come capo degli Illuminati (p.14).
Nel 1868 Hermann Goedsche pubblicò il suo romanzo Biarritz che contiene una scena nella quale i rappresentanti delle dodici tribù di Israele si riuniscono nel cimitero di Praga per mettere a punto una cospirazione che li porti a conquistare il mondo (p.15). Questa scena è uno dei testi plagiati per redarre i Protocolli dei Savi di Sion, famigerato testo complottista antisemita (pp.17, 19, 20).
C'è chi sostiene che lo sbarco sulla Luna del 1969 non sia avvenuto (pp.25-34). Si tratterebbe di “una messinscena meticolosamente orchestrata per ingannare il pubblico e in particolare i russi” (p.26). Toselli nota che, come altre idee complottiste, “anche questa teoria si è trasformata in un considerevole flusso di entrate economiche” per esempio attraverso le visualizzazioni su YouTube e per la pubblicità legata ai video (p.33). C'è anche chi afferma che la Terra sia piatta e che ci sia un deliberato inganno per farci credere diversamente (pp.34-39).
Non è raro che alle storie sugli ufo si aggiunga l'affermazione che i governi sanno della loro esistenza, ma la tengono nascosta (pp.45-55). Toselli si sofferma in particolare su Milton William Cooper che ha incluso gli oggetti volanti non identificati in un complottismo a tutto campo (pp.50-55). Secondo Cooper, John Fitzgerald Kennedy era stato ucciso perché voleva rivelare che non solo gli ufo erano reali, ma il suo predecessore Dwight Eisenhower aveva fatto un patto con gli alieni concedendo loro di stabilirsi i basi sotterranee e di rapire persone per fare esperimenti in cambio della condivisione di tecnologie avanzate (p.51). Cooper sosteneva che il virus dell'Aids era stato creato in laboratorio (pp.51, 55) e che i crolli dell'11 settembre fossero demolizioni controllate (p.54) e aveva ripreso i Protocolli dei Savi di Sion, mettendo i fantomatici Illuminati al posto degli Ebrei (pp.52-53).
Un altro complottista ad ampio raggio è David Icke, secondo il quale il mondo sarebbe nelle mani dei “rettiliani”, alieni simili a rettili che, però, possono assumere un aspetto umano (pp.56-67), un'idea piuttosto delirante e neppure originale dato che ricorda la serie televisiva di fantascienza Visitors (p.60).
Altri argomenti trattati ne libro sono le scie chimiche (pp.68-76), il complottismo su Aids (pp.76-80) e Sars (p.81) e sugli attentati dell'11 settembre (pp.83-89), le storie infondate su abusi commessi da sette sataniche che hanno portato in alcuni casi ad accuse infamanti rivolte a persone innocenti (pp.40-45). Sordidi (e, per fortuna, non reali) riferimenti ad abusi su bambini compaiono anche nelle assurde narrazioni di Icke, secondo il quale verrebbero perpetrati dai rettiliani, e sono alla base del “Pizzagate”, una fantasia complottista secondo la quale alcune personalità di rilievo del Partito democratico statunitense sarebbero state implicate in un giro di pedofilia con minori tenuti prigionieri nei sotterranei di una pizzeria (che, peraltro, non aveva neppure locali sotterranei) (pp.89-90). Sciocchezze come quelle di Icke o del “Pizzagate” si trovano anche nelle idee complottiste di QAnon (pp.90-96).
Un'ondata di complottismo ha accompagnato la pandemia (pp.97-117), con idee senza fondamento come quella del legame con la tecnologia 5G (pp.97-98, 101) o dell'epidemia pianificata per creare un pretesto per sottrarre libertà, esposta per esempio dall'antivaccinista Judy Mikovits, protagonista del video Plandemic (p.102), e dal solito David Icke (pp.102-103).
Nel capitolo conclusivo, Toselli osserva a ragione che i complottisti, pur volendosi far passare per quelli che sono contro i grandi poteri, in realtà hanno posizioni che soltanto “fingono di essere rivoluzionarie”, ma, al contrario, dirigendo l'attenzione verso nemici immaginari e cospirazioni inesistenti, la distolgono da azioni concrete e così di fatto il complottismo “porta alla conservazione dello status quo” (p.110).
Massimo Citro Della Riva, Eresia : riflessioni politicamente scorrette sulla pandemia di Covid-19, Milano : Byoblu, 2021
Non si può negare che la strategia di atteggiarsi a portatore di idee “eretiche” e “politicamente scorrette”, adottata dall'autore sin dal titolo e dal sottotitolo, si sia rivelata efficace. Da un punto di vista scientifico questo libro è un disastro, ma in un'ottica commerciale ha avuto indubbiamente successo, arrivando fino al secondo posto nella sezione “Saggistica” della classifica settimanale delle vendite pubblicata nel supplemento letterario settimanale del “Corriere della sera” (“La Lettura”, 29 agosto 2021, pp.26-27). Sulla copertina della terza ristampa del libro (agosto 2021) compare il trionfale annuncio “25.000 copie bestseller”, che appare peraltro abbastanza in contrasto con le asserzioni dell'autore secondo le quali sarebbe in atto una “dittatura sanitaria” (pp.121, 134) che opera una censura verso libri che presentano posizioni non gradite (p.373).
L'autore raccoglie nel libro una lunga serie di affermazioni infondate sulla pandemia (e non solo) che girano negli ambienti complottisti, a partire da quelle sull'origine stessa del virus Sars-CoV-2. Citro sostiene che si tratti di un virus creato per essere usato come arma biologica (pp.73, 342-349) in un laboratorio in Cina, e da lì diffuso deliberatamente o sfuggito per errore (p.345), oppure a Fort Detrick, negli Stati Uniti (pp.346-349), da dove sarebbe stato portato in Cina in occasione dei Giochi mondiali militari tenutisi a Wuhan nell'ottobre del 2019 (p.347). Se chiama in causa una struttura statunitense, Citro esclude però il coinvolgimento dell'allora presidente Donald Trump al quale anzi, come nelle strampalate fantasie complottiste di QAnon, attribuisce un inverosimile ruolo eroico dipingendolo come “un presidente nettamente schierato contro il Sistema” che “ha dichiarato guerra alle élite mondiali, che a loro volta hanno fatto di tutto affinché non fosse rieletto” (p.349).
Altrove nel libro l'autore sostiene che è stato alimentato un panico esagerato per una malattia “non pericolosa nella maggioranza dei casi” (p.99) e che l'influenza di Hong Kong era più letale e più contagiosa, ma non c'erano state misure restrittive (pp.120-122) e “la gente di allora […] non si sarebbe mai lasciata imbrigliare da museruole e altre sciocchezze” (p.122 – anche se, a dire il vero, la sciocchezza è definire “museruola” la mascherina).
Dunque da una parte Citro ci racconta che il virus sarebbe stato creato in laboratorio, manipolandolo appositamente per farne un'arma “di distruzione di massa” (p.73), dall'altra afferma che non sarebbe più pericoloso di un'influenza e non varrebbe neppure la pena di mettere le mascherine per contrastarne la diffusione. Di pessimo gusto è, poi, il commento sulle tragiche immagini delle file di camion che trasportavano le bare: Citro scrive che, “tra l'altro, è un puro atto di fede che contenessero dei morti, dal momento che i camion erano coperti” (p.121).
Riguardo ai mezzi per affrontare la pandemia, Citro dà risposte del tutto errate, sostenendo terapie inefficaci e attaccando misure di prevenzione efficaci come l'uso delle mascherine e le vaccinazioni.
Nel libro, l'autore indica come cure per Covid-19 diverse sostanze che, però, non hanno in realtà mostrato efficacia per la malattia in questione. Molto si è parlato di clorochina e idrossiclorochina e anche Citro dedica loro diverse pagine (pp.27-35). Si tratta, però, di farmaci che sono efficaci per altre patologie, ma che per Covid-19 alla prova dei fatti si sono rivelati inefficaci. Invece che prenderne atto, Citro sostiene che sia stata messa in atto, anche con la complicità del “Lancet” e del “New England journal of medicine” (pp.192-193: l'autore le definisce “titolate riviste inglesi di Medicina”, ma la seconda è in realtà statunitense), un'operazione per screditare l'idrossiclorochina (pp.191-203) perché “troppo efficace” mentre “c'era interesse che morissero in molti” (p.202).
Lo stesso va detto per le affermazioni dell'autore a favore dell'uso del plasma iperimmune (pp.138-140). Sperimentare questa terapia (che comunque non è “semplice” e “a basso costo” come afferma Citro – p.138) era del tutto legittimo. Non ha invece senso presentarlo come una cura risolutiva per Covid-19 dopo che gli studi clinici hanno mostrato che così non è.
Coprire bocca e naso con una mascherina, mezzo efficace per contenere il contagio, non costa certo una grande fatica. Appaiono quindi decisamente grotteschi i toni con cui l'autore ne parla. Citro le chiama, come nella frase citata sopra, “museruole” (pp.122, 300, 354, 368). Scrive che gli studenti a scuola “si spengono nei bavagli” (p.307), ma in realtà sin dalla scuola primaria gli scolari le hanno messe senza alcun problema. Sostiene che “la “mascherina” è diventata simbolo di sottomissione alla dittatura, la bandiera degli sconfitti che accettano la schiavitù” (p.368), ma in realtà usare la mascherina in luoghi chiusi o affollati è semplicemente un segno di saggia prudenza e di rispetto per il prossimo (e parlare di “dittatura” e “schiavitù” è del tutto insensato).
Non va meglio quando l'autore parla dei vaccini. Citro ripropone la bufala secondo la quale i vaccini potrebbero causare l'autismo (p.288), asserzione smentita completamente dai fatti. L'autore scrive che, “non avendo il virus una struttura naturale, qualunque vaccino sarebbe inutile” (p.55; cfr p.59). Partendo, dunque, da un'affermazione che non ha alcuna prova a sostegno, arriva a una conclusione che non sarebbe valida neppure se tale asserzione fosse corretta: non c'è infatti alcun motivo per cui non si possa creare un vaccino per un ipotetico virus manipolato in laboratorio.
Le vaccinazioni hanno salvato un numero enorme di vite, ma Citro stravolge completamente la realtà parlando in modo assurdo di “campagne vaccinali inutili e selvagge al fine di sterminare, controllare e manipolare gli esseri umani” (p.370). A capo di questa operazione ci sarebbe Bill Gates (pp.214-215, 320-355). Mescolando pseudoscienza e complottismo, l'autore scrive che il progetto di Gates è di usare la vaccinazioni per inoculare dei quantum dots che permetterebbero, tramite l'entanglement, di far arrivare al vaccinato “frequenze benefiche o dannose in qualunque parte del mondo si trovi” (p.334). In questo modo “il soggetto è nelle mani di chi l'ha vaccinato. E magari, se non è allineato con il regime, potrebbe diventare bersaglio di invii quantici in grado di alterare l'equilibrio psicofisico” (p.335). Nonostante il tentativo di dare alle sue parole un aspetto scientifico usando termini tecnici della meccanica quantistica, si tratta, ovviamente, di assurdità.
Nel libro l'autore cita con approvazione Rashid Buttar (p.163) e Robert Kennedy Jr (p.321: “sostiene […] che i vaccini di Gates stiano diffondendo la polio nel mondo”), due dei nomi inclusi tra i maggiori autori di disinformazione su vaccini e pandemia in un rapporto del Center for countering digital hate (The disinformation dozen, 2021), Paolo Bellavite (p.186), sostenitore dell'omeopatia, una pratica pseudoscientifica che non ha alcuna efficacia, Wolfgang Wodarg (pp.216, 217, 245), medico ed ex deputato tedesco autore di affermazioni controverse sulla pandemia, Massimo Mazzucco (pp.230-231, 233), popolare tra i complottisti per le sue asserzioni infondate sugli attentati dell'11 settembre e sullo sbarco sulla Luna, Sara Cunial (pp.373-374), deputata che ha acquistato una certa notorietà per la sua posizione contro le vaccinazioni. Menziona anche Luc Montagnier, che ha ricevuto il premio Nobel per la medicina, ma in seguito è diventato un sostenitore di idee senza base scientifica, tra le quali si annoverano le affermazioni, citate con favore da Citro, che il Sars-CoV-2 sarebbe un virus manipolato in laboratorio inserendo sequenze del genoma dell'Hiv, il virus che causa l'Aids (p.57), e che ci sarebbe un legame tra la diffusione del coronavirus e la tecnologia 5G (p.59).
Citro scrive che “quando uno scienziato espone una teoria, anche se sembrasse eretica o assurda, è preciso e puntuale dovere della comunità scientifica confermarla o smentirla” (p.61). Non si capisce, a dire il vero, perché mai qualcuno dovrebbe sentirsi in “preciso e puntuale dovere” di occuparsi di affermazioni fatte da altri. In ogni caso, come si è detto, gli studi scientifici hanno abbondantemente smentito le asserzioni riportate in questo libro, ma Citro le ha comunque riproposte ignorando i dati che le mostravano errate.
Nell'emergenza per la pandemia, sarebbe stato messo in atto, secondo Citro, “un vero e proprio colpo di Stato mondiale” (p.370; cfr pp.13, 98, 305, 308, 309, 312, 353, 366) che avrebbe tra i suoi obiettivi far scomparire gli Stati nazionali e ridurre la popolazione (p.353). Riprendendo asserzioni diffuse negli ambienti complottisti, l'autore parla di un presunto piano per far diminuire le nascite con mezzi quali “l'esaltazione dell'omosessualità” e “l'apologia della donna di successo” che ha “sempre meno tempo per concepire e fare la mamma” (p.248; cfr p.287). L'autore aggiunge anche un po' di demagogia sull'immigrazione scrivendo con disapprovazione che “vengono continuamente permessi ininterrotti sbarchi di clandestini” (p.134; si veda anche p.123). Anche sotto l'aspetto delle questioni sociali, dunque, il fatto che questo libro abbia avuto tanto successo non è proprio incoraggiante.
Giovanni Boniolo, Il virus dell'idiozia : 7 scrittini su scienza, intellettuali e cittadini, Milano – Udine : Mimesis, 2021
In questo volumetto l'autore raccoglie sette contributi sulla scienza e sul suo ruolo sociale, toccando questioni rilevanti in tempi di pandemia. Un caso significativo è quello di chi si opponeva a misure di contrasto della diffusione del virus come l'obbligo di indossare le mascherine in alcuni contesti o l'esibizione di una certificazione che attestasse la vaccinazione o la guarigione dalla malattia (o, quando previsto, il risultato negativo di un test per verificare l'infezione) per accedere a determinati luoghi o mezzi di trasporto pubblici. Secondo costoro, tali misure violavano i loro diritti. Come osserva giustamente l'autore, però, l'esercizio dei propri diritti non deve mai ledere i diritti altrui (pp.12-15). Non indossare la mascherina in un luogo chiuso, per esempio, comporta un rischio per gli altri presenti e quindi un provvedimento che obblighi a usarla è del tutto legittimo.
Boniolo osserva che coloro che alla vera medicina preferiscono “pratiche pseudo-naturalistiche o sciamaniche non controllate e non controllabili” non devono imporre le “loro credenze stolte” ad altri, “figli e figlie compresi” (p.26) – precisazione molto opportuna dato che i bambini non dovrebbero essere coinvolti nelle idee balzane dei loro genitori come nel caso degli antivaccinisti che pretendono di privare i figli della protezione offerta dalle vaccinazioni.
L'autore invita i media a fare informazione in modo corretto, evitando di mettere a confronto veri esperti con “venditori di nulla” e ritiene che gli esperti stessi farebbero meglio a rifiutarsi di partecipare a questi confronti (pp.22-23, 67-68).
LIBRI
Leonardo Bianchi, Complotti! : da QAnon alla pandemia, cronache dal mondo capovolto, Roma : Minimum fax, 2021
Il complottismo può diventare pericoloso. Ne sono esempi le idee complottiste della “grande sostituzione”, quelle raccolte sotto il nome di QAnon e quelle sorte sulla pandemia di Covid-19 e sui mezzi per contenerla. A questi tre casi il libro dedica un'ampia trattazione, raccogliendo un gran numero di affermazioni complottiste e mostrandone l'inconsistenza.
Una delle più note ipotesi di complotto sulla pandemia è quella secondo la quale il virus sarebbe stato appositamente creato in laboratorio (pp.47-57). La virologa cinese Limeng Yan, per esempio, ha sostenuto che il virus Sars-CoV-2 sia stato realizzato assemblando diversi patogeni (pp.56-57). Lo studio scientifico del virus ha però portato a escludere le asserzioni di Yan e in generale un'origine artificiale del patogeno.
Come luogo del presunto misfatto è stato spesso indicato l'Istituto di virologia di Wuhan, situato nella zona dove sono stati rilevati i primi contagi. Anche il segretario di stato statunitense Mike Pompeo ha ipotizzato che il virus sia nato da manipolazioni nell'istituto cinese (p.54). Viceversa in Cina si sono sparse voci che lo dicevano una creazione statunitense (pp.53-54). In Iran la colpa è stata data a Stati Uniti e Israele, evidentemente sulla base di considerazioni non scientifiche, ma politiche (p.55).
Tra i complottisti ha guadagnato una notevole popolarità, almeno per un certo periodo, Judy Mikovits (pp.88-93), protagonista del video Plandemic (pp.90-92) (il titolo è un gioco di parole con i termini “planned” e “pandemic”) che Bianchi definisce efficacemente “un densissimo concentrato di ogni tipo di disinformazione sul coronavirus” (p.91). Il produttore di tale video, Mikki Willis, ha poi proposto un filmato di maggiore durata (ma di minore successo) nel cui titolo a Plandemic ha fatto seguire il termine Indoctornation (p.93), che unisce le parole “in”, “doctor” e “nation” ed evoca un'assonanza con “indoctrination” (ai complottisti che si fanno “indottrinare” da prodotti dozzinali come questi piace dire e sentir dire che a essere “indottrinati” sono gli altri). Filmati con simile impostazione sono Hold up (pp.94-96) e Planet lockdown (pp.96-97), prodotti in Francia.
Un argomento di moda tra i complottisti è la tecnologia 5G, ritenuta dannosa, anche se non vengono portate prove serie a sostegno di tale asserzione (pp.76-87). Alcuni detrattori del 5G hanno persino compiuto atti di sabotaggio, danneggiando delle antenne (pp.78-79). Queste bufale si sono fatte strada anche in ambiti istituzionali: Bianchi riferisce che tra il marzo ed il maggio del 2020 ci sono state ben 209 ordinanze comunali per fermare l'impianto di antenne per il 5G (p.85).
La pandemia ha mostrato in modo evidente l'importanza dei vaccini, ma, come era facile immaginare, non sono mancate neppure in questa occasione le sciocche posizioni antivacciniste, nettamente minoritarie, ma comunque sostenute da un numero notevole di persone, come hanno mostrato grottesche manifestazioni quali quelle alla porta di Brandeburgo, a Berlino (pp.103-108), nella quale si sono fatti notare il cuoco vegano con idee di estrema destra Attila Hildmann e la naturopata Tamara Kirschbaum (p.106), e a Trafalgar Square, a Londra (pp.117-120), con la partecipazione di David Icke, uno dei nomi più famosi dell'universo complottista (pp.119-125). Nelle insulse proteste contro le vaccinazioni e contro le richieste di certificazioni vaccinali per accedere ad attività e a mezzi di trasporto pubblici c'è stata una notevole presenza dell'estrema destra (pp.158-162). L'autore molto opportunamente sottolinea che dietro l'antivaccinismo c'è un notevole giro di affari con la vendita di prodotti senza valore, da preparati senza alcun effetto salutare a libri ripieni di affermazioni infondate, e la promozione di siti in internet (pp.137-138).
Il complottismo sulla pandemia produce gravi danni ostacolando l'adozione di misure preventive (come mascherine e vaccinazioni) e terapie efficaci. Ci sono stati anche attacchi a strutture e minacce a persone in Italia e in altri paesi (pp.139-145). In Belgio il virologo Marc Van Ranst, che aveva spiegato l'importanza dei vaccino, è finito sotto protezione delle forze dell'ordine in un luogo segreto dopo aver ricevuto le minacce di morte di un militare (pp.148-158).
Un altro tema attorno al quale proliferano affermazioni errate e asserzioni complottiste è quello dei migranti. Ne è un esempio l'idea della “Grande sostituzione” (pp.203-223), secondo la quale l'etnia bianca starebbe cedendo progressivamente i “suoi” paesi ad altre etnie a causa dell'inerzia dei governanti o anche per un piano deliberato.
Lo spauracchio dell'islamizzazione dell'Europa è stato agitato, tra gli altri, da Bat Ye'or (pseudonimo di Gisèle Littman) e Fjordman (pseudonimo di Peder Are Nøstvold Jensen) (pp.190-194), da Oriana Fallaci (pp.195-196) e da Renaud Camus (pp.209-210).
Bianchi cita anche due romanzi degli anni '70 che basavano le loro trame su idee di questo tipo, Il campo dei santi del francese Jean Raspail, che parla di una Francia invasa da migranti indiani (pp.207-209), e I diari di Turner, firmato con lo pseudonimo Andrew Macdonald dallo statunitense William Luther Pierce che dipinge gli Stati Uniti del futuro come un paese in cui gli Ebrei hanno preso il potere mettendo la popolazione bianca in condizioni di soggezione di fronte alle altre etnie (pp.16-18, 204 – Pierce era il fondatore della National alliance, un movimento suprematista bianco).
Un altro esempio della miscela di repellente razzismo e grottesco vittimismo che ispira il romanzo di Pierce è lo slogan ideato da David Lane e conosciuto come “le 14 parole”: “We must secure the existence of our people and a future for white children” (“Dobbiamo assicurare l'esistenza della nostra gente e un futuro per i bambini bianchi”). Lane è stato un seguace di organizzazioni di estrema destra quali la John Birch Society, il Ku Klux Klan e Aryan Nations. Ha fatto parte del gruppo terroristico chiamato The Order (come il gruppo in cui milita il protagonista nel romanzo di Pierce), che ha messo in atto rapine e omicidi. Arrestato nel 1985, Lane è stato condannato a 190 anni di prigione (pp.204-207).
Nel luglio del 2011 Anders Behring Breivik, sostenendo che il Partito laburista norvegese favoriva l'islamizzazione del paese, compì due attentati, mettendo una bomba davanti a un palazzo con uffici di ministri e poi sparando contro i partecipanti a un raduno del movimento giovanile laburista sull'isola di Utøya. Causò la morte di 77 persone (pp.177-178). L'australiano Brenton Tarrant, nel 2019, uccise 51 persone in una moschea e in un centro islamico a Christchurch, in Nuova Zelanda (pp.199-203).
Il complottismo politico di destra ha anche prodotto le grottesche fantasie conosciute con i nomi di Pizzagate e QAnon. Secondo i sostenitori del Pizzagate, alcuni grossi nomi del Partito democratico statunitense commettevano abusi su minori nei sotterranei di una pizzeria. Si trattava di farneticazioni senza alcun riscontro reale, ma alla pizzeria arrivarono insulti e minacce. Un individuo fece irruzione armato di un fucile con l'intento di liberare i bambini tenuti prigionieri nei locali sotto la pizzeria. Dopo aver scoperto che non c'erano né i bambini né i sotterranei, si consegnò alla polizia che era accorsa. Per fortuna nessuno si fece male (pp.230-235).
QAnon (pp.236-309) è il nomignolo con cui sono firmati alcuni messaggi che alludono a complotti orditi da un “deep state” che manovra le istituzioni ufficiali. Bianchi indica come un fattore del successo di questo complottismo una “dimensione ludica” (p.242): come già il Pizzagate (p.235), QAnon, con la ricerca di presunti indizi, diventa una sorta di gioco di ruolo dal vivo (pp.240, 241). Un altro elemento segnalato dall'autore è un tono religioso (pp.230, 242, 258). QAnon è nato e si è diffuso con riferimenti alla politica degli Stati Uniti, ma si è diffuso anche in altri paesi, in particolare nel Regno Unito e in Germania (pp.250-254).
Queste folli idee hanno ispirato anche azioni sconsiderate come quella messa in atto nel giugno del 2018 alla diga di Hoover da un uomo armato che pretendeva che fosse reso noto un rapporto del dipartimento di giustizia che smascherava la “Cabala” (un rapporto che, ovviamente, esisteva solo nelle fantasie complottiste) (pp.244-245) e hanno avuto un ruolo notevole nell'assalto al Campidoglio del gennaio 2021 (pp.7-16).
Tito Boeri – Antonio Spilimbergo, Sì vax : dialogo tra un pragmatico e un non so, Torino : Einaudi, 2021
Il libro è in forma di dialogo tra due personaggi che si incontrano in treno, Piera, una giovane donna convinta della fondamentale importanza delle vaccinazioni per combattere la pandemia, e Riccardo, un uomo che ha invece molte perplessità, ma è disposto ad ascoltare le spiegazioni e ad accettare i dati che confutano i suoi dubbi (un atteggiamento che, purtroppo, manca a molti antivaccinisti che si attaccano strenuamente alle loro convinzioni anche quando sono smentite dai fatti).
Piera è la voce degli autori che, nella prefazione, si proclamano “entrambi convinti che la vaccinazione del mondo sia la scala maestra per superare la crisi” (p. VIII).
Riccardo comincia esprimendo il suo fastidio per “restrizioni alle […] libertà personali” come l'uso delle mascherina e la richiesta di una certificazione (di vaccinazione, guarigione o tampone con esito negativo) per accedere a luoghi pubblici e al posto di lavoro. Ritiene inopportuno che sia qualcun altro a decidere come deve gestire la sua salute (p.5). Piera replica con la nota massima che dice che “la mia libertà finisce dove iniziano i diritti degli altri” e fa un paragone corretto con il fumo: fumare in luogo pubblico chiuso danneggia non solo la salute del fumatore, ma anche quella degli altri e quindi è stato giustamente vietato (pp.5-6). La ragazza fa inoltre notare al suo interlocutore che le condizioni di salute personale hanno un costo collettivo se portano a dover ricorrere agli ospedali. Inoltre le imprudenze individuali favoriscono i contagi e quindi aumentano la portata e prolungano la durata dell'epidemia, con i relativi costi sociali ed economici (p.8).
Attraverso il personaggio di Riccardo gli autori riprendono alcune diffuse obiezioni alle vaccinazioni contro covid-19 e ne mostrano quindi l'inconsistenza con le risposte di Piera (in fondo al libro sono indicate le fonti – pp.91-98). Una di queste obiezioni è quella secondo la quale per i vaccini anti-covid non ci sarebbe stata una sperimentazione sufficiente. I vaccini approvati in Europa, invece, hanno seguito correttamente l'iter previsto (pp.34-35, 58-62). Gli autori osservano anche che la tecnologia impiegata per i vaccini a mRna era già studiata da anni e “non è piovuta nel 2020 da Marte” (pp.71, 73). Anche il timore per effetti avversi che potrebbero presentarsi a lungo termine è immotivato, dato che non si sono mai verificati per nessun vaccino. Al contrario, si stanno osservando problemi anche a distanza di tempo (il cosiddetto “long covid”) per chi ha contratto la malattia (pp.34, 38-40, 44).
Un'affermazione spesso ripetuta dagli antivaccinisti è quella secondo la quale i vaccini anti-covid sarebbero inefficaci perché anche tra i vaccinati ci sono contagi e pure casi di malattia grave. I sostenitori di questa errata idea credono anche di vederla confermata dai dati. Per mostrare questa fallacia, gli autori fanno dire al loro personaggio che “in Israele su 500 ricoverati per Covid-19 e in gravi condizioni, più di 300 erano vaccinati” (p.23). La ragazza fa notare, però, che citare solo i numeri assoluti è fuorviante. Si deve infatti considerare che i vaccinati erano in numero molto maggiore e lo erano soprattutto tra le persone anziani, ovvero quelle più a rischio di conseguenze gravi. Se si fanno le proporzioni, i dati in questione mostrano, al contrario, che i vaccini si sono rivelati molto efficaci (p.24; con dati sull'Italia a p.26).
Chi non si vaccina può più facilmente contagiare gli altri. Per questo gli autori, collegandosi al dibattito in materia molto vivo quando hanno scritto e pubblicato il loro libro, ritenevano che nei confronti di chi aveva un impiego a contatto con colleghi e/o con il pubblico erano legittime e doverose misure come lo spostamento ad altre mansioni che non prevedano interazioni con altre persone o anche, quando ciò non fosse possibile, la sospensione senza stipendio (pp.16-17). Da questo punto di vista, gli autori rivolgono una critica ai sindacati che avrebbero dovuto essere in prima fila a chiedere provvedimenti di questo tipo a tutela della salute dei lavoratori, ma sono stati invece un po' reticenti sulla questione pensando “di non dividere i lavoratori che hanno opinioni diverse quanto al vaccino” (p.19).
Gli autori sottolineano giustamente l'importanza di fornire vaccini ai paesi meno ricchi, una scelta doverosa da un punto di vista etico e anche conveniente per gli stessi paesi più ricchi, dato che, quanto più il virus circola, tanto più possono sorgere nuove varianti più contagiose che finiranno poi per colpire anche gli altri paesi (pp.11, 53-57, 80, 84).
Nico Pitrelli, Il giornalismo scientifico, Roma : Carocci, 2021
Non è raro imbattersi in notizie di argomento scientifico presentate in modo inaccurato e fuorviante e anche in vere e proprie bufale, come si è visto anche a proposito della pandemia di covid-19, tanto che già nel febbraio del 2020 l'Organizzazione mondiale della sanità aveva parlato di “infodemia” per indicare la grandissima quantità di informazioni che circolavano sulla pandemia, segnalando che in tale sovrabbondanza poteva diventare difficile distinguere le affermazioni attendibili da quelle che non lo erano (p.31).
Tra i consigli dati agli aspiranti giornalisti scientifici l'autore pone dunque anche quello di porre attenzione alle fonti, anche quando si presentano come articoli si ricerca scientifica. Spesso gli articoli vengono messi a disposizione già prima della pubblicazione sotto forma di preprint, una modalità usata dagli autori “per diffondere in tempi rapidi i risultati di un lavoro e per stabilire il primato di una scoperta”. Pitrelli avverte che i preprint vanno usati con più cautela rispetto ad articoli arrivati alla pubblicazione passando per la revisione tra pari (peer review) anche se pure quest'ultima “non è garanzia assoluta di qualità” (pp.37-38; cfr pp.39-40). Anche una rivista seria può essere tratta in inganno: l'autore cita il famigerato caso di Andrew Wakefield con l'articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista “Lancet” che lo ha poi ritrattato (pp.53-54). Ci sono poi le cosiddette “riviste predatorie” che si presentano come testate scientifiche e affermano di applicare la peer review agli articoli proposti per la pubblicazione, ma in realtà lasciano passare anche articoli di qualità scadente purché più che alla scienza sono interessate alle tariffe di pubblicazione richieste agli autori (p.38).
Un errore in cui cadono spesso giornali e programmi televisivi quando parlano di argomenti scientifici è quello del false balance, ovvero mettere “sullo stesso piano due posizioni che in realtà non lo sono” in quanto “l'evidenza scientifica è schiacciante” a favore dell'una e contro l'altra, come nel caso dell'efficacia delle vaccinazioni. Pitrelli ritiene peraltro che “l'enfasi sul bilanciamento delle parti in alcuni casi serve a mascherare la mancanza di controlli necessari ad accertare l'attendibilità delle posizioni in campo” (p.43).
LIBRI
Giorgio Agamben, A che punto siamo? : l'epidemia come politica, nuova edizione accresciuta, Macerata : Quodlibet, 2021
L'autore ha raccolto in questo libro una serie di suoi contributi riguardanti la pandemia di Covid-19 e le misure messe in atto per contrastarla, misure a cui rivolge contestazioni con toni molto forti e argomenti molto deboli.
A suo dire, la pandemia sarebbe stata il pretesto per imporre uno “stato di eccezione” (pp.8, 18, 24, 25, 33, 35, 48, 85-87, 103, 105, 108) con una ingente riduzione della libertà dei cittadini, rendendo il paese “una sorta di laboratorio politico in cui si sperimentano le nuove tecnologie di governo” (p.37) e “in cui si preparano i nuovi assetti politici e sociali che attendono l'umanità” (p.27). I provvedimenti per contrastare la diffusione del virus sarebbero “sintomi e segni di un esperimento più ampio, in cui è in gioco un nuovo paradigma di governo degli uomini e delle cose” (p.51). Secondo Agamben, tali misure sono state introdotte presentandole come risposte a un'emergenza sanitaria, ma con l'intento di mantenerle anche in seguito (pp.18, 26; cfr anche p.57).
L'autore si dice convinto che misure di distanziamento sociale continueranno a essere imposte dai governi anche dopo il termine della pandemia (p.32; ripetuto con le stesse parole a pp.35-36 e a p.52). Più volte nel libro declama contro la didattica a distanza, da lui vista come una modalità gradita al governo che la pandemia avrebbe dato l'occasione di mettere in atto (pp.16, 18, 26, 52, 67). In realtà, la scelta di sospendere le attività didattiche in presenza non sembra affatto essere stata presa con entusiasmo e la previsione di Agamben che il governo avrebbe favorito anche in futuro la didattica a distanza a scapito di quella in presenza si è rivelata errata. Il governo ha invece mostrato, al contrario, una certa fretta (e forse anche un po' di imprudenza) nell'arrivare alla riapertura delle scuole nell'autunno del 2020.
Nelle sue tirate contro la didattica a distanza Agamben fa peraltro riferimento in particolare all'insegnamento universitario anche se, in effetti, in tale ambito la sospensione della didattica in presenza era decisamente molto meno problematica che in scuole come quella dell'infanzia e la primaria dove l'elemento della socializzazione degli alunni è molto importante. In una situazione di emergenza sanitaria come quella di quel periodo, però, la scelta non era tra la didattica a distanza e quella in presenza, troppo rischiosa in tale momento, ma tra la didattica a distanza e il nulla.
Agamben scrive addirittura, con un paragone insensato e offensivo, che i docenti che accettano “di tenere i loro corsi solamente online sono il perfetto equivalente dei docenti universitari che nel 1931 giurarono fedeltà al regime fascista” (p.68).
Privo di senso e offensivo è anche il commento sugli scienziati, colpevoli, ai suoi occhi, di sostenere le misure anti-covid a lui invise: “Non ho bisogno di ricordare che sotto il nazismo scienziati molto stimati hanno guidato la politica eugenetica e non hanno esitato approfittare dei lager per eseguire esperimenti letali che ritenevano utili per il progresso della scienza e per la cura dei soldati tedeschi” (p.41).
Non sono gli unici assurdi paralleli con i regimi totalitari che si trovano nel libro. Secondo Agamben, nello stato di emergenza sono state poste “limitazioni delle libertà decise con decreti ministeriali privi di ogni legalità e che nemmeno il fascismo aveva mai sognato di poter imporre” (p.52; cfr p.87) e “l'Italia è sempre sul punto di ricadere nel fascismo e molti segni mostrano che oggi si tratta di qualcosa di più che di un rischio” (p.37). Con toni catastrofisti, l'autore scrive che avremmo di fronte “la fine di un mondo, quello delle democrazie borghesi, fondate sui diritti, i parlamenti e la divisione dei poteri, che sta cedendo il posto a un nuovo dispotismo che, quanto a pervasività dei controlli e alla cessazione di ogni attività politica, sarà peggiore dei totalitarismi che abbiamo conosciuto finora” (p.39; cfr pp.56, 89) e che “è difficile decidere se noi viviamo oggi in Europa in una democrazia che assume forme sempre più dispotiche di controllo o in uno Stato totalitario che si maschera da democrazia” (p.64). Le misure per contenere la pandemia, a suo dire, avrebbero somiglianze con l'ascesa del nazismo quando “Adolf Hitler, senza abolire formalmente la costituzione di Weimar, dichiarò uno stato di eccezione che durò per dodici anni e che di fatto vanificò il dettato costituzionale apparentemente mantenuto in vigore” (p.8; cfr pp.33, 35, 36).
Parlando della “certificazione verde” (più nota come “green pass”), Agamben scrive che “il risultato è, come avvenuto per gli ebrei sotto il fascismo, la discriminazione di una categoria di uomini” e parla di “stella gialla virtuale”. Aggiunge quindi tra parentesi una frase con la quale dice che “va da sé che l'analogia è puramente formale e non implica alcun accostamento alla persecuzione degli ebrei” (p.115), ma l'accostamento l'ha fatto ed è, oltre che infondato, anche di pessimo gusto.
Secondo l'autore, il “green pass” colpiva anche chi lo aveva perché metteva in atto “un controllo minuzioso e incondizionato su qualsiasi movimento” (p.117). Agamben parla di “controlli di ogni specie” (p.108) e scrive che il cittadino sarebbe “sottoposto in ogni istante a un controllo senza limiti” (p.112). Al contrario, però, una delle maggiori lacune nella gestione delle misure sanitarie è stata la carenza di controlli sulla loro effettiva applicazione.
Agamben mette in dubbio anche la validità delle vaccinazioni. Scrive che “in ambito scientifico il dibattito è tuttora in corso sulla sicurezza e sull'efficacia dei vaccini, che, secondo il parere di medici e scienziati che non c'è ragione di ignorare, sono stati prodotti in fretta e senza un'adeguata sperimentazione” (p.115). Queste affermazioni sono, però, del tutto infondate. I vaccini anti-covid sono stati prodotti in tempi brevi (ma si deve tenere conto che si avvalevano di studi già compiuti e che ci sono stati fortissimi investimenti), ma non “in fretta e senza un'adeguata sperimentazione”. Contrariamente a quanto dice l'autore, i vaccini approvati in Europa hanno seguito il consueto iter e gli studi clinici di fase 3 sono stati condotti su un numero di soggetti molto ampio. La sicurezza e l'efficacia dei vaccini sono state poi ulteriormente confermate dai dati relativi all'enorme numero di vaccinazioni fatte nel mondo. Agamben scrive che il vaccino è diventato un “simbolo politico-religioso” (p.115). Paradossalmente tale asserzione, insensata se riferita, come fa l'autore, alla campagna vaccinale, descrive invece l'atteggiamento di Agamben stesso il quale si avventura in speculazioni perdendo di vista il semplice fatto che le vaccinazioni vengono fatte semplicemente perché ci sono prove scientifiche della loro efficacia.
Una considerazione analoga si può fare per le mascherine. Il motivo dell'uso delle mascherine è la loro efficacia nel prevenire il contagio. Agamben trascura questo fatto e si butta su un'interpretazione simbolica asserendo che la mascherina, coprendo il volto, cancella “ogni dimensione politica” (p.112). Si potrebbe anche notare che nella sua visione avremmo uno Stato che è ossessionato dal controllo dei cittadini, ma impone loro l'uso della mascherina che, coprendo una parte del volto, certamente non facilita il riconoscimento delle persone.
L'autore sostiene che le stesse case farmaceutiche produttrici dei vaccini avrebbero “dichiarato che non è possibile prevedere gli effetti dei vaccini a lungo termine, perché non è stato possibile rispettare le procedure previste” (p.120). In realtà tutti i vaccini approvati dall'Ema hanno seguito le “procedure previste” (e ovviamente le case produttrici non hanno mai detto di non averlo fatto). Se le aziende non hanno potuto portare documentazione degli “effetti dei vaccini a lungo termine” non è perché non hanno seguito delle procedure, ma semplicemente perché gli eventuali effetti a lungo termine si possono verificare con uno studio quando il “lungo termine” è passato. Non è peraltro neppure vero che “non è possibile prevedere” tali effetti: in oltre duecento anni dalle prime vaccinazioni, nessun vaccino ha mai avuto reazioni avverse a lungo termine e non c'è il minimo motivo per pensare che con questi vaccini possa andare diversamente.
Nell'ultimo articolo raccolto in questo libro, l'autore profetizza che i vaccinati finiranno come i lemming (p.120). “Questa specie”, scrive Agamben, “ha la particolarità di intraprendere improvvisamente senza alcun motivo apparente delle migrazioni collettive che terminano con un suicidio di massa nelle acque del mare. L'enigma che questo comportamento ha posto agli zoologi è così singolare che essi, dopo aver tentato di fornire spiegazioni che si sono rivelate insufficienti, hanno preferito rimuoverlo” (p.119). In realtà la nota storia del “suicidio di massa” dei lemming è solo una leggenda.
In zoologia come in medicina, dunque, Agamben ha riferito affermazioni che ha raccolto senza verificarne in modo adeguato la fondatezza. Alla fine, il paragone tra i vaccinati e i lemming può funzionare, anche se con un senso opposto a quello che intendeva Agamben. In entrambi i casi, infatti, è chi si è servito di fonti inaffidabili a credere a presunte morie in realtà inesistenti.
Silvano Fuso, Il futuro è bio? : agricoltura biologica, biodinamica e scienza, Bari : Dedalo, 2022
Sono molte le persone che pensano che l'agricoltura etichettata come “biologica” offra alimenti di maggiore qualità e sia vantaggiosa per l'ambiente e che questo compensi il prezzo maggiore dei prodotti “bio”. L'unica cosa sicura in tutto ciò, però, è il costo più alto (p.39).
I sostenitori dell'agricoltura biologica sottolineano costantemente che in questa modalità si usano per la coltivazione solo prodotti “naturali”. Questo richiamo alla natura è però, come nota l'autore, “piuttosto ambiguo” (p.11) e si rivela fallace. Per cominciare si deve osservare che ciò che è in natura non è necessariamente buono e sicuro. In natura si trovano sostanze nocive e letali (p.14). “Le proprietà di una sostanza”, ricorda Fuso, “sono determinate esclusivamente dalla sua struttura molecolare e non dalla sua origine”, ovvero dall'essere stata raccolta in natura oppure sintetizzata in un laboratorio (p.28). Tra i prodotti ammessi nell'agricoltura biologica in quanto “naturali” ci sono in effetti sostanze che vanno usate con le dovute cautele per la loro tossicità (pp.29-33). L'idea che l'agricoltura biologica abbia un minore impatto sull'ambiente è discutibile (pp.40-42). Un fattore che si deve mettere in conto è che l'agricoltura biologica ha rese minori e quindi per produrre la stessa quantità di alimenti è necessario occupare una maggiore estensione di terreno, sottraendola a foreste, praterie e altri ambienti e alle specie selvatiche che li abitano (pp.41-42, 74, 78).
Dagli studi non emerge un maggiore valore nutrizionale dei prodotti “biologici” (pp.36, 38). I test in cieco non mostrano una superiorità degli alimenti “bio” neppure per il gusto (pp.38-39).
Il giudizio di Fuso è perentorio: “L'attuale moda che invita a tornare a un'agricoltura antica non ha alcuna motivazione razionale. Essa appare semplicemente una delle molte ondate emozionali che la società moderna si può concedere, grazie al livello di benessere che ha raggiunto” (p.47).
L'agricoltura biodinamica, che si richiama alle idee di Rudolf Steiner, risponde ai requisiti richiesti per essere riconosciuta come “biologica” (p.54) e si distingue per “altre pratiche decisamente bizzarre e senz'altro più vicine alla magia che all'agricoltura razionale” (p.55). Secondo la biodinamica i terreni riceverebbe un beneficio dall'uso del “cornoletame” che si prepara inserendo, tra fine settembre e fine ottobre, escrementi bovini freschi nel corno di una vacca che abbia figliato almeno una volta, sotterrando il corno lasciandolo sotto terra sino al periodo di Pasqua, facendo quindi una diluizione in acqua e una “dinamizzazione” (come nell'altrettanto inutile omeopatia) e spargendo poi il contenuto sul terreno. Le quantità di letame che finiscono sulla terra sono insignificanti e non possono avere alcun effetto e la scelta di date specifiche, l'uso del corno e la richiesta che la vacca abbia già partorito sono palesi assurdità (pp.55-56). Dal periodo pasquale all'autunno viene invece sotterrato l'altrettanto insensato “cornosilice”: anche in questo caso si usa il corno di una vacca riempiendolo con cristalli di quarzo bianco ridotto in polvere cui viene aggiunta acqua piovana (pp.56-57). Se si vuole difendere il campo dai topi, secondo un'altra assurda prescrizione biodinamica, si può bruciare, dopo averla scuoiata, la carcassa di uno di questi roditori e spargere le ceneri sul terreno (p.57). Ovviamente queste pratiche assurde non danno alcun beneficio ai prodotti. Alla prova dei fatti, non si riscontra alcun vantaggio nei prodotti biodinamici. Più alto è invece il prezzo, superiore anche a quello dei prodotti dell'agricoltura biologica (p.60).
Un collaboratore di Steiner, Ehrenfried Pfeiffer, propose il metodo della “biocristallizazione sensibile del cloruro rameico” per misurare una fantomatica “energia” (termine usato spesso in modo improprio dai sostenitori di idee pseudoscientifiche) dei prodotti dell'agricoltura biodinamica: un campione viene messo in una soluzione acquosa di cloruro rameico e l'esame dei cristalli rimasti dopo l'evaporazione dell'acqua darebbe indicazioni sullo “stato energetico” dell'alimento (pp.62-63). Al metodo di Pfeiffer si rifece Sigmund Rascher per presunti test medici che avrebbero a suo dire permesso di fare diagnosi di gravidanza e di rilevare tumori (p.63 – Rascher, che era un medico e membro delle SS, condusse anche esperimenti criminali sui prigionieri).
L'autore di questo libretto, appartenente a una collana che intende proporre informazioni accurate in “testi brevi e vivaci” (così nella presentazione editoriale), cita altri due casi di metodi con i quali si pretende di trarre informazioni osservando la cristallizzazione. Uno è quello di Masaru Emoto secondo il quale l'acqua percepirebbe quanto accade in sua prossimità e ne terrebbe memoria così che, esposta a parole gentili o a una musica gradevole, produrrebbe cristalli di ghiaccio di aspetto elegante e simmetrico, mentre termini spiacevoli o brutta musica (e naturalmente l'acqua ha, come nota con ironia Fuso, “i gusti estetici di Emoto”) porterebbero alla formazione di cristalli informi (p.65). L'altro esempio è quello di Lucietta Betti che ha proposto il “droplet evaporation method” con il quale si potrebbe a suo dire valutare una “vitalità” dei prodotti facendone evaporare una soluzione acquosa e osservando poi la forma dei cristalli. Questo metodo ha attirato l'attenzione dell'Associazione per l'agricoltura biodinamica e di Demeter Italia (Demeter è l'associazione privata che dà le certificazioni di agricoltura biodinamica) che hanno finanziato Betti per valutare in tal modo i semi prodotti con le pratiche biodinamiche e quelli ottenuti con l'agricoltura convenzionale. Come c'era da aspettarsi, secondo Betti i semi biodinamici hanno portato alla formazione di cristalli più complessi e armoniosi di quelli ottenuti a partire dagli altri. Come ugualmente c'era da aspettarsi, non esistono conferme della validità di questi risultati in studi non finanziati da enti che hanno un interesse nei risultati (pp.66-69). Come il cornoletame e il cornosilice, le idee sulla cristallizzazione di Emoto e Betti non hanno fondamento scientifico e sono piuttosto simili a pratiche magiche.